Il neo acquisto dei rossoblù Tommaso Pobega è stato presentato questo pomerggio a Casteldebole. Ecco le sue dichiarazioni sul trasferimento al Bologna: "È un passaggio molto importante per la mia carriera, arrivo in una società prestigiosa che arriva da una stagione brillante in cui ha raggiunto la Champions League e quest'anno vuole proporre un bel gioco per giocarsi tutte le partite al meglio. Penso e spero di poter aiutare la squadra nel miglior modo possibile. I contatti con la società sono stati molto veloci: il mio procuratore Bastianelli ha avuto rapporti con il direttore Sartori e poi abbiamo visto insieme che c'erano le condizioni per questo trasferimento. Da parte mia c'è stata subito apertura perché vedo un gruppo forte, sano, che ha voglia di fare e mettersi in gioco e queste sono tutte caratteristiche che mi hanno spinto più di tutto. Qui sento voglia di giocare, mettersi in mostra e dimostrare chi siamo. La mia condizione fisica? Fisicamente sto bene. Ho avuto dei problemi negli ultimi sei mesi della stagione scorsa per un brutto infortunio e l'operazione conseguente, però ho fatto tutta la preparazione a Milano e sono partito bene in preseason. Il ritrovare la Champions? È il sogno di qualsiasi giocatore giocarla. È una delle competizioni più importante in cui si affrontano grandi squadre in un palcoscenico con una visibilità incredibile. È per questo tipo di partite che uno si allena tutta la vita. Italiano? Ritrovare mister Italiano è a livello personale molto interessante perché allo Spezia mi ha fatto crescere molto, ma sono convinto che sia un ottimo allenatore perché oltre a giocar bene fa crescere i singoli individui. Sono molto contento e punto a migliorare ulteriormente con lui. Con lui ho fatto il mio primo anno in Serie A (lo era anche per il mister), mi ha fatto crescere sul profilo del gioco ma anche sulla sfrontatezza. Ora non è più la mia prima stagione in Serie A né la sua, ma in questi giorni ho visto che vuole arrivare al risultato attraverso un'idea precisa di gioco e di principi. L'addio al Milan dopo due stagioni? Dire due anni è riduttivo, perché ho iniziato al Milan a 14 anni quando mi sono trasferito da casa. L'ho sempre considerato come una seconda famiglia, però a livello professionale è importante fare delle scelte e questa penso sia una scelta giusta per la mia carriera e sono molto felice di averla intrapresa. La mia crescita? Come tutti i giocatori giovani ho avuto bisogno di giocare per crescere e fare esperienza. Da ogni allenatore ho cercato di cogliere qualcosa, in tutta la mia vita mi sono sempre messo a disposizione dell'allenatore cercando di capire cosa mi chiedesse per mettere sempre un tassello in più e diventare più completo. Il mio ruolo in campo? Negli anni ho fatto sia il mediano a due sia la mezzala sinistra, ma quello che preferisco è giocare dove più serve durante la partita: se richiede di essere più difensivo e più palleggiatore lo faccio, se serve essere più incursore lo metto in pratica. Non nascondo che mi piace inserirmi, riempire l'area e cercare di arrivare alla conclusione, ma mi adatto a quello che serve per la partita. Le prime impressioni sulla squadra? Ho parlato subito con Erlic che era un mio compagno alla Spezia, poi De Silvestri, Orsolini, Fabbian, tutta gente con cui già avevo fatto due chiacchiere da avversari. Cosa mi ha impressionato di più? L'accoglienza. Ho visto un gruppo molto aperto che cerca subito di includere. So che non è una cosa facile in genere, ma io sono arrivato da poco e già ho visto molta apertura e ricerca di far sentire a proprio agio un compagno per essere subito pronti a giocare insieme. Sull'ultimo gol in Serie A proprio al Dall'Ara? L'auspicio è che ce ne possano essere tanti ora con questa maglia. La Nazionale? Sulla mia scelta pesa che Bologna sia una bella piazza, che gioca bene, con un allenatore con idee precise. Qui ci sono tanti fattori che possono essere fondamentali per la mia crescita. Gli obiettivi che ho in testa sono tanti, ma cerco di lavorare giorno per giorno per cercare di crescere sempre di più, poi se arriverà un campionato importante in cui possiamo toglierci soddisfazioni sia come squadra sia come singoli sarà ben accetto, ma come prima cosa vengono le soddisfazioni di squadra: quelle individuali sono una conseguenza. Dove devo migliorare? Una cosa dove migliorare è la gestione dei momenti e non forzare la giocata quando non necessario e tentarla al momento giusto. Il mister me lo diceva anche alla Spezia: questo è uno dei passi che devo fare per crescere. Mi definisco un giocatore generoso che può fare corse in più che non si notano ma che aiutano la squadra. Per me sono piccoli passaggi che servono per il risultato finale e che mi danno soddisfazione personale. Il mio idolo? Sono un amante del basket e il mio idolo è Lebron James, lo è sempre stato sia per attitudine in campo sia extra campo. A livello calcistico il mio idolo era Bastian Schweinsteiger, perché era biondissimo e da piccolo vedevo lui giocare con la Germania e con il Bayern Monaco. Sognavo di diventare come lui. La sconfitta di Napoli ? È mancato il risultato, con il mister abbiamo detto di metterci alle spalle quello che è successo pur analizzando cosa abbiamo fatto di buono e dove si sono commessi degli errori. Fortunatamente già sabato torniamo in campo e possiamo riscattarci. C'è una grande base su cui lavorare e poter ripartire".
Fonte Bologna Sport News
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